Monterosso al Mare è un minuscolo paesello pescatorio di Liguria che sta avviandosi rapidamente verso la celebrità. Ignorato dal rimanente del mondo fino a poche miglia all'ingiro, era ancora, poco tempo fa, un tranquillo e sicuro rifugio ove l'animale cittadino poteva tornare allo stato di uomo primitivo. Bastava giungervi con un costume da bagno un'accapatoio e un pijama da indossare nelle ore della passeggiata. La civiltà era a due passi oltre la punta del Mesco oltrepassato il quale alcuni arditi navigatori avevano scoperto da lontano una cittadina chiamata Levanto che doveva essere una colonia della Gallia. Non v'erano strade per giungervi dagli altri paesi se non quella del mare e la strada ferrata ma non vi si fermavano che i treni-omnibus e non vi scendeva mai nessuno. In questi ultimi giorni anche la prosa di un poeta, Grabriele d'annunzio, ha celebrato nel suo itinerario bacchico le CinqueTerre, dove si pigia quel fiero sciacchetrà che il vivace dottor Barth ha il torto di non conoscere.
Infine l'arte ha compiuto l'opera di civilizzazione. Monterosso possiede oggi una statua di cui non si aveva esempio fin'ora in Italia, accanto alla quale il Vittorio Emanuele del futuro monumento romano diventerebbe un pigmeo: il GIGANTE della Villa Pàstine. L'avvocato Giovanni Pàstine, un ricco signore di Monterosso, incominciò a costruirsi una deliziosa villa a ridosso della collina che termina nella punta Mesco ed ebbe l'idea geniale di costruire sull'estremità dello sperone a picco sul mare una terrazza a forma di cariatide sorretta dal Gigante. L'incarico fu dato allo scultore Ferrarese, Arrigo Minerbi aiutato dall'Ingegner Levacher. Guelfo Civinini (da un articolo originale dell'epoca)